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GUIDA TURISTICA

Parco Archeologico "Broglio"



Da oltre trentanni, sulla collina in località "Broglio di Trebisacce", si effettuano scavi archeologici che hanno riportato in luce le vestigia di un villaggio protostorico.

Parco Archeologico "Broglio"


LE PRIME FASI DI VITA: MEDIA ETA' DEL BRONZO

La prima occupazione dell'insediamento risale alla media età dei bronzo, durante i periodi cosiddetti "protoappenninico" e "appenninico" (1700-1350 a. C.), che caratterizzano l'intera Italia peninsulare.

E' in questo periodo che in tutta la Sibaritide nascono numerosi insediamenti, spesso destinati ad un'occupazione millenaria, come appunto nel caso di Broglio.

L'abitato venne organizzato su terrazzamenti che ospitavano le capanne, le quali risultano purtroppo danneggiate dalle attività agricole successive.

Il vasellame era fabbricato a mano, modellando argilla frammista a pietrisco fine.

Durante le fasi più antiche di vita del villaggio risultano maggiormente diffuse tazze e ciotole con vasca per lo più rotondeggiante, nonché grandi vasi con collo alto.

L'orlo dei recipienti è spesso piegato verso l'esterno e inclinato obliquamente 'a imbuto", le decorazioni si caratterizzano per il tipico ornato ad incisione e intaglio diffuso in questo periodo in gran parte dell'italia peninsulare.

I CONTATTI CON IL MONDO EGEO

Dalla fine del Bronzo Medio e per tutta l'etá del bronzo recente (facies "Subappenninica"), le popolazioni locali entrano in diretta relazione con i navigatori micenei.

Gruppi di artigiani egei si inseriscono nelle comunità della Sibaritide, e anche gruppi di Enotri viaggiano verso la Grecia.

Sono acquisite nuove tecnologie: per la prima volta in Italia viene utilizzato il tornio per produrre vasi in ceramica depurata e dipinta.

Si fabbricano vasi simili per forme e decorazioni alla ceramica micenea vera e propria, soprattutto per contenere bevande pregiate e coppe in ceramica dal colore grigio uniforme e brillante, simili nella forma al vasellame locale.

Per la prima volta, inoltre, si utilizzano grandi giare per l'immagazzinamento dell'olio e di derrate alimentari, simili a quelle dei magazzini dei palazzi micenei e minoici.

I SECONDI 500 ANNI DELL'ABITATO

Con l'età dei bronzo finale cessano i contatti con l'Egeo.

Questo però non significa una perdita di vitalità e di importanza dell'insediamento, l'aristocrazia assume una forte impronta guerriera e cinge l'acropoli di una imponente fortificazione: un muro in pietra ed elementi lignei rinforzato da bastioni, davanti al quale si apre un fossato largo più di 10 m e profondo almeno 4, rivestito, ai piedi dei muro, con un lastricato a pietrame restaurato più volte.

Sull'acropoli vengono immagazzinate ingenti quantità di derrate nei grandi dolii in argilla depurata, deposti entro magazzini seminterrati. Alcuni di essi erano destinati alla conservazione dell'olio, fatto che attesta la coltura dell'ulivo nella zona sin da tempi così antichi.

L'élite aristocratica controllava anche importanti attività artigianali, come, tra l'altro, la lavorazione dei ferro: sull'acropoli di Broglio, infatti, è stata portata alla luce una delle più antiche forge, risalente alla fine dell'età dei bronzo.

L'aristocrazia locale celebrava se stessa e gli antenati attraverso rituali e cerimonie religiose: e che il più grande magazzino, a noi noto, era abbandonato e completamente interrato.

Venne scavata una fossa di 1 m di lato, per deporvi una tazzina intera, usata per la libagione, e i resti della suppellettile di un'abitazione incendiata.

Sopra la fossa si vano i resti di un pasto rituale frutto della battuta di caccia di almeno sei cervi.

Nell'età dei ferro (900-700 a. C.) riprendono più intensi i contatti con la Grecia e l'Oriente fenicio: frammenti di coppe dipinte e uno scarabeo in sono stati rinvenuti sull'ultimo lastricato del fossanto.

Testimonianze analoghe provengono dalle necropoli di Torre Mordillo e Francavilla Marittima.

Intorno al 710 a. C. i Greci imposero il loro dominio su tutta la regione e fondarono la città di Sibari: gli indigeni Enotri furono assoggettati, costretti ad abbandonare i propri villaggi (tranne Francavilla e Amendolara) e a coltivare le terre irrigue per i Sibariti.

Sull'area abbandonata si succederanno solo attività di culto (VII-VI sec. a. C.), commemorative della grandezza passata.


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